I CUNICOLI ETRUSCHI
“In oltre è meraviglioso lo spatio, ch’è tra Formello, e l’Isola, quasi tutto pensile per li tanti cuniculi, che’egli hà sotto. Molti rivi v’hanno longhi transiti sotto terra; opere meravigliose, dalle quali forse acquistò il nome Formello”. Famiano Nardino, 1647
PREFAZIONE
I sistemi cuniculari presenti nel territorio Veientano, ed in altre aree dell’Etruria Meridionale e nel Lazio, sono opere sotterranee realizzate per diversi scopi. Datare il periodo di esecuzione è molto difficile in quanto sono geograficamente diffusi, spesso non hanno manufatti ad essi connessi che ne permettono di indicarne il periodo di realizzazione, nonché, secondo le diverse teorie, sono trascorsi più di due millenni. L'epoca di scavo dei cunicoli andrebbe collocata tra l'800 e il 400 a.C. ed a scavarli sarebbero stati gli Etruschi ed i Latini, sotto l'influenza dei primi. L’ipotesi più accreditata, in relazione ai diversi studi condotti, è che servissero a drenare le vallate e captare le acque nel tufo granulare. Diversi storici e studiosi hanno avanzato ipotesi in merito alla loro funzione, ma sicuramente la cosa certa è che erano il prodotto di un preciso intendimento, ossia quello di sfruttare l’importanza e la forza dell’acqua, supportato da una certa perizia di scavo. Negli anni ’60, Judson S. e Kahane A., archeologici, esploratori e studiosi della British School a Roma, hanno censito nel territorio veiense un totale di ventitre chilometri di cunicoli, a cui se ne dovevano sommare altri tre di cunicoli crollati. E quarantacinque chilometri erano stati identificati nel Lazio settentrionale sulla base di foto aeree prese durante la Seconda Guerra Mondiale. Le aree con maggiore concentrazione di opere cunicolari sono da mettere in relazione al fatto che il tufo si scava facilmente, gli abitanti di tali zone avevano grande dimestichezza nell’applicare tecniche di scavo, la morfologia del territorio si apprestava a questi scopi col fine di renderli fruibili agli insediamenti agricoli e urbani.
FUNZIONE DEI CUNICOLI E METODO DI COSTRUZIONE.
Come già accennato, è complicato indicare la principale funzione di queste opere. Ma sicuramente, le ragioni principali sono da ricondurre al drenaggio dei terreni, a rendere fruibile l’acqua, captarla o darle maggiore potenza, per scopi urbani e domestici, per irrigare i campi, e in alcuni casi anche quali sottopassaggi e ponti a servizio delle antiche vie. Per quanto riguarda la metodologia di costruzione, bisogna dire che in virtù della facilità dello scavo del tufo, veniva effettuata inizialmente in verticale attraverso cosiddetti “pozzi di servizio”, con dimensione di circa 1-2 m., intervallati a 40-60 m., attraverso cui si raggiungeva la base del cunicolo preventivamente studiato, vi si dava la pendenza desiderata, vi si immetteva l’aria necessaria per la sopravvivenza durante i lavori. In base alla lunghezza dell'opera, vi lavoravano una o più squadre, partendo da monte e da valle, per poi incontrarsi lungo l’itinerario, in modo più o meno preciso. Quando ciò non si verificava, venivano realizzati in corrispondenza di questi “disallineamenti” degli scavi alternativi per correggerli. I pozzi di servizio, inoltre, permettevano il trasporto dei materiali di risulta dello scavo e l’ispezione del cunicolo stesso a lavoro ultimato. Piccoli gradini (pedarole) scavati ad altezze sfalsate sulle due pareti contrapposte tra loro più vicine consentivano allo scavatore un più comodo accesso al cunicolo. Tornando ai cunicoli bisogna dire che venivano scavati da valle a monte e avevano una forma ogivale, alti da 1,6 a 1,8 metri, e larghi da 60 a 70 centimetri, giusto quanto basta ad un uomo di non elevata statura per lavorare con un minimo di comodità. Talvolta presentano su una parete un ripiano di appoggio e nicchie o un canaletto per la raccolta delle acque filtrate.
I CUNICOLI DELL'AREA VEIENTANA
CUNICOLO N. 1
Ripercorso nel dicembre 2021, di facile accesso a valle, sembrerebbe parte di quello inizialmente realizzato. Visibili due pozzi di servizio, collassati in parte, uno dei quali, quello a nord, presenta una struttura simile ad un ponte sodo. Percorribile facilmente, lungo il fosso con pareti alte che si alzano sino a 10 m, che si abbassano gradualmente verso sud.
Lunghezza: circa 100 m
Lunghezza stimata in origine: 700 m
CUNICOLO N. 6
Ripercorso più volte nell'arco del 2021, questo è un cunicolo molto interessante. Accesso da nord, ove si ridiscende con corda il fosso. Nella parte inziale, visibile un pozzo di servizio, probabilmente quello usato per iniziare lo scavo. In corrispondenza dello stesso, sul lato basso a sinistra nicchia di forma ogivale. Lungo il percorso ben visibile la parte di scavo originario nella parte superiore. L'erosione dovuta al drenaggio nel tempo molto accentuata. Presenta in totale quattro pozzi di servizio. Il terzo, foto a destra, ed il quarto ad un'altezza di circa 9-10 m. A circa metà percorso, disallineamento, corretto con scavo laterale. Di particolare interesse lungo tre quarti dell'itinerario, lo scavo realizzato in modo molto preciso e probabilmente con qualche macchinario/attrezzo.
Lunghezza: circa 250 m
Lunghezza stimata: 400 m
In foto sotto: Pietro Macrì e Paolo Iannozzi.
CUNICOLO N. 7
Piccola porzione di cunicolo, attraversato dalla moderna strada, nonché da quella che era l’antica strada Veii-Capena. Percorribile solo in parte, sembrerebbe più di origine romana. Visibile un pozzo di servizio che presenta una forma circolare.
Lunghezza: circa 50 m.
Lunghezza stimata: 150 m.
In foto: Francesco Braghetta.
CUNICOLO N. 9
Conosciuto come “cunicolo di Prato Inglese”, ripercorso nel mese di novembre 2021. Risulta essere il secondo più lungo dell’area veientana o almeno in base a quelli sino ad oggi conosciuti. Dislocato all’interno del complesso Olgiata, solo parte dello stesso è accessibile ed ispezionabile. Usato durante la Seconda Guerra mondiale quale deposito di esplosivi è percorribile nel tratto centrale per circa 500 m. La parte a sud e a nord, molto bassa a causa del deposito di materiale alla base.
Lunghezza: 500 m circa
Lunghezza stimata: 2300 m
In foto: Francesco Braghetta, Tullio Dobosz e Luigi Perini.
CUNICOLO N. 10
In fase di studio
In foto: Luigi Perini
CUNICOLO N. 11
In fase di studio
CUNICOLO N. 12
In fase di studio
CUNICOLO N. 14
Situato in proprietà privata, questo cunicolo, ripercorso nel 2021, è suddiviso in due parti. Quella superiore, risulta ostruita in più punti. La parte centrale e a sud, percorribile con molta difficoltà. Sicuramente era stato realizzato come opera di drenaggio del terreno agricolo posto su una collina che degrada verso est. Presenti almeno tre pozzi di servizio di forma circolare, uno dei quali occluso. Molto ridotto lo spazio di manovra al suo interno. In alcuni tratti si abbassa notevolmente, anche meno di un metro; ciò ha reso l'ispezione veramente complicata. Oggigiorno, e nel recente passato, non svolge più la sua funzione di drenaggio e pertanto questo rende visibile il lavoro accurato nella sua realizzazione. Di forma prettamente ogivale, vi passava al di sopra un'antica via etrusca che collegava Veio, Tarquinia e Vulci.
Lunghezza: 300 m
Lunghezza stimata: 1000 m
In foto: Pietro Macrì
CUNICOLO N. 16
A poca distanza dalla Mola di Isola Farnese, è stata realizzata quest'opera, che taglia, in corrispondenza di un'insenatura, il Fosso Piordo. Difficile riuscire a capire quale ne fosse lo scopo. Può essere che servisse a controllare il flusso d'acqua nei periodi di piena, a maggior ragione se si considera che a nord dello stesso quello che viene definito l'Antico cunicolo era stato proprio costruito per servire l'area delle acque dell'odierno Cremèra. Presenta due pozzi di servizio di forma rettangolare.
Lunghezza: 100 m
Lunghezza stimata: 100 m
CUNICOLO N. 19
In proprietà privata, ripercorso nel maggio 2021, da nord verso sud-ovest. Entrati nel fosso, dopo un breve tratto che presenta alla base degli scavi allineati posti su entrambi i lati, forse per porre opere di sbarramento, si intravede un pozzo circolare allargatosi per via dei crolli e l'azione degli agenti atmosferici. Riprende con una seconda parte di fattura etrusca che presenta lungo il tragitto un percorso abbastanza agevole, ove è possibile notare un disallineamento tra le squadre, due ulteriori pozzi ben conservati, sino a raggiungere un'opera muraria, realizzata sicuramente in epoca successiva.
Lunghezza: 300 m
Lunghezza stimata: 350 m
CUNICOLO N. 20
In fase di studio
In foto da sx: Paolo Iannozzi e Pietro Macrì.
GEOSITO CUNICOLO DELL'ALBERETO
In fase di studio
CUNICOLO N. 21
In fase di studio
CUNICOLO N. 22
Opera realizzata a nord-ovest di Monte Michele a ridosso dell’area Le Cisternozze. Attualmente la parte centrale risulta essere collassata in diversi punti, anche se possibile osservare i pozzi di servizio di forma prettamente circolare, allargatosi vistosamente e per alcuni tratti anche pericolosi. Nella zona a sud è presente una breve sezione di circa 70 m ove visibile il pozzo di servizio in foto ed alla cui breve distanza passava l’antica via che raggiungeva Capena. Proprio in corrispondenza di questo tratto è facilmente intuibile, dall’erosione dell’acqua perpetrata sulle pareti, quanto quest’opera ha svolto azione di drenaggio nell’arco del tempo trascorso. La parte a nord è attualmente da ispezionare.
Lunghezza: circa 100 m
Lunghezza stimata: 1100 m in due sezioni.
In foto da sx: Pietro Macrì e Luigi PERINI.
CUNICOLO N. 23
In fase di studio
In foto: Pietro Macrì
CUNICOLO N. 24
In fase di studio
In foto: Tullio Dobosz e Francesco Braghetta.
CUNICOLO N. 30
In fase di studio
CUNICOLO N. 31
In fase di studio
CUNICOLO N. 33
In fase di studio
CUNICOLO N. 34
In fase di studio
In foto da sx: Luigi Perini, Francesco Braghetta e Carlo Romani.
CUNICOLO N. 35
In fase di studio
In foto da sx: Carlo Romani, Luigi Perini e Francesco Braghetta.
CUNICOLO N. 37
Per poter ispezionare questo cunicolo, si ha la necessità di ripercorrerlo da sud e da nord. Escludendo il breve tratto di circa 40 m - in foto - la rimanente parte, circa 300 m in tutto, è suddiviso in due settori. La parte a sud, si apre in mezzo a delle pareti tufacee e culmina con una cascata, dopo un salto di 4-5 m. L'interno della parte inferiore presenta due pozzi di servizio, situati ad un'altezza stimata di 9, di forma circolare e il tragitto risulta agevole. La parte a nord, mostra delle caratteristiche interessanti. Innanzitutto sono ben visibili dei cunicoli laterali che permettevano la confluenza dell'acqua; a distanza costante troviamo ben 4 pozzi di servizio, sempre di forma circolare, ma molto più accentuati. Anche in questo settore, l'itinerario è agevole, ad esclusione dei primi 50 m da nord, bassi circa 1,40 m; successivamente si alza gradualmente sino a raggiungere il predetto salto, ove si forma la cascata. La peculiarità di questo cunicolo è l'intenso colore giallo paglierino che contraddistingue il tufo di Sacrofano.
CUNICOLO N. 39
In fase di studio
In foto da sx: Francesco Braghetta e Pietro Macrì.
CUNICOLO N. 40
In fase di studio
CUNICOLO N. 41
In terreno privato dedito al pascolo, si conserva in maniera ottimale. Posto in una vallata e nelle adiacenze di un’antica strada etrusca che collegava Veio al Tevere, presenta spunti interessanti. Anche in questo contesto, la funzione sembra essere di drenaggio a servizio di un’antica via anche se per molti aspetti può essere sia stato realizzato anche per permetterne l’attraversamento del fosso ivi collocato. La direzione di scavo da sud a nord è molto evidente. Realizzato a pochi metri sotto il livello del suolo, presenta pozzi di servizio rettangolari. Molto interessante la parte centrale ove, in direzione nord, è possibile notare un disallineamento dovuto all’incontro delle due o più squadre. Nel settore a monte, a poca distanza si dirama un’altra opera similare, che in principio risulta molto bassa a causa dei cedimenti e crolli del terreno
circostante.
Lunghezza: 250 m
Lunghezza stimata: 300 m
CUNICOLO N. 42
In fase di studio
CUNICOLO N. 44
Collocato nel comune di Sacrofano, al momento è visitabile solo in parte, in quanto la parte a nord presenta un muro in blocchetti di tufo che ne impedisce l’ispezione. Il primo tratto, circa 30 m, risulta basso inizialmente, per poi alzarsi e rendendo agevole il camminamento. In quest’opera cuniculare vi si individuano ben quattro pozzi di servizio, a distanza costante, e di forma rettangolare. Solo quello posto alla fine, utilizzato per iniziare lo scavo, presenta cedimenti strutturali. Particolarità lungo il camminamento
sono un muro posto a tre quarti dello stesso collocato nella parte in basso a destra, forse necessario per otturare l’apertura ivi formatasi e alcuni cunicoli laterali che si intravedono lungo il percorso. Funge da
ponte di una strada moderna nella parte iniziale.
Lunghezza: 150 m
Lunghezza stimata: 225 m
CUNICOLO N. 45
Posto nel territorio di Pietra Pertusa, con direzione ovest-est, sicuramente era un unico cunicolo, ora collassato nella parte centrale per ben 50 m, formando due diversi tracciati. Costruito a ridosso di un’antica strada di collegamento tra Veio e le cave di tufo, tutt’ora drena i terreni adiacenti, facilitandone la percorribilità, anche se l’opera idraulica sembrerebbe più stata realizzata per convogliare le acque verso le proprietà poste a valle. Sono ben visibili due pozzi di servizio circolari, uno dei quali ostruito in epoca recente. Percorrendolo da nord, agevole nella prima sezione. La seconda, verso est, ha un primo tratto basso per una trentina di metri e successivamente si alza gradualmente, sino alla parte terminale, ove
all’uscita, in prossimità del fosso, fa un salto di un paio di metri. Molto evidente sulle pareti la direzione di scavo.
Lunghezza: 450 m
Lunghezza stimata: 500 m
In foto sotto: Francesco Braghetta.